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giovedì 7 gennaio 2016

Convocazione Assemblea Ordinaria dei Soci

L'Assemblea Ordinaria dei Soci di M(p)3 - Manager Privati Per il Pubblico è convocata, in prima convocazione il giorno 14 gennaio 2016 alle ore 23.00, ed in seconda convocazione il giorno 15 gennaio 2016, alle ore 15,30 presso Città della Scienza.
L'Assemblea Ordinaria avrà all'ordine del giorno:
  1. attività associative per il 2016
  2. varie ed eventuali

sabato 8 marzo 2014

Stretta sui dirigenti pubblici, mobilità, «pagelle» e stipendio legato ai risultati: i dettagli della riforma

In questi ultimi giorni, il nuovo governo di Matteo Renzi sta lavorando alla sua riforma sul pubblico impiego che, pare, interesserà anche la dirigenza.
Le anticipazioni che si leggono sembrano indicare una riforma che coglie molti degli spunti che M(p)3 ha posto alla base del proprio Manifesto e che sono stati proposti alla riflessione pubblica, sia in uno specifico documento, sia nel corso del convegno "Oltre la crisi: re-dirigere la P.A.".
Di seguito, una sintesi di quello che bolle in pentola, ripresa dal Sole 24 ore.

Mobilità anche interamministrativa, un albo unico per tutti gli alti burocrati, salario di produttività vincolato all'effettiva capacità di ottimizzare la gestione finanziaria degli uffici statali e anche pagelle dettagliate in nome dell'efficienza. Sarà un mix di jobs act e di spending review a modellare la nuova fisionomia del dirigente pubblico italiano. Una micro-riforma che potrebbe prendere il via anche facendo leva sull'operazione in due fasi alla quale il governo sta pensando per dare il via ai primi interventi in chiave lavoro e occupazione. Se non a marzo nell'ambito delle misure collegate al jobs act, gli interventi sulla dirigenza prenderanno forma in ogni caso al più tardi ad aprile. Al momento, l'ipotesi più gettonata resta quella di far scattare il piano sul riordino dei vertici della burocrazia in parallelo a quello sulla complessiva riorganizzazione della pubblica amministrazione che, sulla base della tabella di marcia stilata dal premier Matteo Renzi, dovrebbero arrivare il prossimo mese. Anche se il dossier Cottarelli sulla revisione della spesa pubblica, che sarà reso noto entro il 10-15 marzo potrebbe accelerare il processo.
Intanto in nome della mobilità, oltre al cambio della guardia nei gabinetti e negli uffici legislativi e di staff dei ministeri, Palazzo Chigi sta già provvedendo in raccordo con i singoli dicasteri alla rotazione dei capi dipartimento.

venerdì 31 gennaio 2014

Piani di Protezione Civile in Campania: al via i finanziamenti!

Marianna Cerillo
Socio di M(p)3
Per saperne di più leggi questo documento o contatta l'autore a questo indirizzo

"Al via bandi per complessivi 15 milioni di euro per dotare Comuni e Province di Piani di protezione civile che siano a misura di cittadino nel 100% del territorio campano". 
Così l'Assessore regionale della Campania alla Protezione civile Edoardo Cosenza. "Al momento - ha detto Cosenza - dobbiamo purtroppo evidenziare che solo il 40% dei Comuni campani ha un Piano di protezione civile".
"Con questo avviso pubblico la Regione dà la possibilità agli enti locali di recuperare gravi mancanze nel settore della prevenzione, di dotare il proprio territorio di fondamentali strumenti per la difesa del territorio dai rischi naturali e di mettersi in regola con le prescrizioni della legge 100/2012. Tale azione dovrà determinare un aumento della sicurezza dei 6 milioni di abitanti della Campania: per questo la Regione verificherà la rispondenza dei Piani redatti alle linee guida già approvate".
"Si tratta di una occasione importante per un territorio, come quello campano, che è un concentrato di rischi naturali di varia natura: da quelli connessi al dissesto idrogeologico, a quelli legati alla sismicità, fino al rischio vulcanico. Il nostro fine - ha concluso Cosenza – è costruire la sicurezza del cittadino.”
Con decreto dirigenziale n. 60 del 29 gennaio 2014, la Direzione Generale Lavori Pubblici e Protezione Civile della Regione Campania ha approvato lo schema di avviso pubblico per interventi finalizzati alla predisposizione, applicazione e diffusione dei piani comunali e provinciali di protezione civile, redatti secondo quanto alle Linee Guida regionali per la redazione dei piani di emergenza comunali approvate con Deliberazione n. 146 del 17 maggio 2013, pubblicata sul BURC n. 29 del 3 giugno 2013.
Sono finanziabili:

domenica 8 dicembre 2013

Protezione Civile: attività e prospettive in Regione Campania

Marianna Cerillo
Socio di M(p)3
Per saperne di più leggi questo documento o contatta l'autore a questo indirizzo

I recenti eventi alluvionali che hanno interessato la Regione Sardegna hanno ancora una volta acceso i riflettori sulla fragilità del territorio italiano, gravemente esposto al rischio meteo-idrogeologico ed idraulico, per cause antropiche riconducibili principalmente ad un uso scellerato del territorio, troppo spesso ostaggio della speculazione edilizia, e per cause naturali (?), rinvenibili soprattutto nel cambiamento climatico in atto.
Nello sgomento generale per la drammatica perdita di vite umane, la distruzione di abitazioni ed attività economiche e la devastazione del territorio che l'alluvione ha portato con sé, di nuovo, purtroppo, si è discusso e si discute di quanto si è fatto e di quanto si poteva ancora fare per evitare l'ennesima tragedia. 
Si è discusso, con l'enfasi che accompagna i momenti immediatamente successivi agli eventi catastrofici, di abusivismo e condono edilizio, di regole ignorate, di uso sregolato del suolo, quasi ad esorcizzare la possibilità -tutt'altro che remota- che tali comportamenti abbiano a ripetersi.
Si è discusso, anche, della bontà del meccanismo di comando e controllo che regola l'intervento emergenziale, della mancanza o inadeguatezza dei piani di protezione civile e dei sistemi di monitoraggio ed allertamento, provando a rintracciare nelle eventuali carenze di tali strumenti se non la causa, perlomeno una delle componenti all'origine del disastro.
Al di là delle inevitabili polemiche che sempre accompagnano eventi come quello che si è abbattuto sulla Sardegna, è evidente che la problematica di come affrontare e gestire il rischio idrogeologico e gli altri rischi territoriali non riguardi esclusivamente la Regione Sardegna, ma tutto il territorio nazionale: in Campania, la quasi totalità dei Comuni è classificata a rischio idrogeologico e di questi sono oltre il 50% quelli classificati con livello di attenzione 'molto elevato' ed 'elevato' (dati Corpo Forestale dello Stato e Ministero dell'Ambiente).
E dunque, senza entrare nel merito di tali riflessioni, v'è da dire che la materia di protezione civile ha compiuto negli anni un lungo e faticoso cammino che ha condotto il 'sistema' ben oltre la 'mera' questione emergenziale, per abbracciare un complesso ed articolato insieme di attività il cui principale obiettivo è mitigare i rischi del territorio salvaguardano la vita umana, i beni e l'ambiente.
Il Piano Comunale di Protezione Civile, da redigersi secondo precise direttive nazionali e sulla base di apposite linee guida emanate da ogni singola regione, è oggi il principale strumento di cui il Sindaco, quale Autorità di Protezione Civile, deve dotarsi per individuare i rischi, adottare le misure per evitarne o limitarne gli effetti, stabilire un modello di intervento piu' idoneo per affrontare l'emergenza.

martedì 22 ottobre 2013

Come ricomporre il puzzle della p.a. italiana

Ripubblichiamo un intervento di Giovanni Valotti, prof. ordinario di economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche presso il Dipartimento di analisi istituzionale e management pubblico della Bocconi, nonché prorettore per i rapporti istituzionali dell’Università.
Da almeno trent'anni si attuano riforme all'avanguardia  alle quali si sono ispirati anche gli altri paesi, eppure si evidenzia un gap crescente di qualità e livello di efficienza rispetto alle pubbliche amministrazioni dei paesi occidentali più avanzati.

La riforma della pubblica amministrazione è nell'agenda di governo dei paesi industrializzati dagli anni Ottanta.
Trent'anni di storia nei quali l’Italia si è segnalata tra le nazioni più attive e innovative, distinguendosi per numero e rilievo di provvedimenti approvati, che hanno riguardato praticamente tutti gli ambiti di intervento del settore pubblico, dai ministeri agli enti locali, dalla sanità alla scuola, alle imprese di pubblici servizi.
Temi chiave quali il rapporto tra politica e management, le liberalizzazioni, la semplificazione, il contrasto alla corruzione, la meritocrazia, sono stati a più riprese oggetto di importanti provvedimenti normativi, ai quali spesso altri paesi si sono ispirati, come riconoscono studi e analisi internazionali. Eppure, dagli stessi studi, emerge un gap crescente tra la qualità e il livello di efficienza del settore pubblico italiano e quelli dei paesi più avanzati. Sarebbe ingiusto dire che la p.a. non è cambiata o è cambiata solo sulla carta. Vi sono esperienze di successo ed esempi positivi e, nell'insieme, la qualità media è aumentata. Ma non a sufficienza e in modo troppo disomogeneo, tale da evidenziare enormi differenze tra livelli di governo, aree territoriali e singole amministrazioni.
È necessario un cambio di passo.

sabato 12 ottobre 2013

P.A.: le proposte dell'Anci approvate in Commissione al Senato

La Commissione Affari Costituzionali del Senato, nella seduta di martedì 1 ottobre, ha concluso l’esame del disegno di legge di conversione del decreto legge n. 101/2013, relativo ai processi di razionalizzazione nella pubbliche amministrazioni. Il testo del ddl licenziato dalla Commissione presenta importanti novità che in parte recepiscono le richieste avanzate dall’Anci.
In particolare:

venerdì 6 settembre 2013

Qualcosa si muove nella riforma della Pa

Ripubblichiamo un intervento di Giuliano Amato comparso sul Sole 24 ore del
1° settembre 2013.

Qualcosa sta finalmente cambiando nell'azione di riforma della nostra amministrazione, un'azione che è la vera, grande incompiuta italiana degli ultimi anni.
A riformare l'amministrazione ci stiamo lavorando infatti da decenni. Eppure ancora oggi, quando si enunciano le ragioni per le quali l'Italia è da tempo il paese dell'Eurozona con la produttività totale più bassa, con attrazione degli investimenti altrettanto bassa, con risorse pubbliche che, per quanto tagliate, continuano a finire in residui perché non si riesce a spenderle, in testa alla lista ci sono sempre la lentezza, l'inefficienza e il labirintico incrociarsi delle sue sedi pubbliche. Che errori abbiamo fatto in tanti anni di riforme? E che cosa non abbiamo fatto che invece servirebbe?
Intanto diverse riforme si sono fatte leggere in Gazzetta Ufficiale, hanno compiuto qualche piccolo passo attuativo, ma poi si sono perse per la strada. «Il Sole 24 Ore» è stato un fustigatore attento delle riforme esistite soltanto come leggi e non come concreti processi di trasformazione, capaci di non farsi fagocitare dalle resistenze che incontrano. Gli esempi si sprecano, ma basti pensare allo sportello unico, che doveva unificare i diversi procedimenti autorizzatori a cui erano assoggettate la maggior parte delle iniziative economiche. Lo sportello è diventato in effetti unico, ma dietro tutto è rimasto come prima e le domande hanno dovuto attraversare lo stesso labirinto.
Davanti a queste difficoltà ha preso piede la semplificazione, intesa come taglio di passaggi procedurali o addirittura come taglio di leggi intere. Non so francamente valutare i benefici che sono venuti dalla scomparsa di leggi molto spesso disapplicate da anni e delle quali quindi nessuno avvertiva il peso. Mentre sono chiari i benefici, ma anche i limiti, dei tagli delle procedure.