La Conoscenza, la Storia, la Bellezza. La Città della Scienza affascinava perché era un posto a 3D.
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Città della Scienza, prima del rogo |
Non era un semplice museo, era un viaggio nello spazio e nel tempo; e poi era in riva al mare. Le persone, anche le più semplici, anzi soprattutto loro, non si rassegnano a vivere nell'unica arida dimensione della vita ‘economica’. I visitatori inconsapevolmente percepivano questa piccola grande magia della Città e accorrevano a frotte.
Perciò in queste ore, in tante famiglie napoletane, a tavola si parla della Città della Scienza con uno sgomento analogo alla perdita di un affetto; per la stesso motivo, su Internet in queste ore migliaia di giovani stanno aderendo al
flash mob che si terrà domenica a via Coroglio.
Certo è un’onda emotiva; tutti ora piangono e commemorano, anche se negli ultimi anni la Città della Scienza era passata di moda nelle sedi istituzionali e 140 lavoratori
non percepivano stipendio in attesa del pagamento di ben 65 milioni di euro da parte del committente pubblico, come ricorda il geniale ed appassionato ideatore e fondatore, il professore Vittorio Silvestrini
nell'intervista rilasciata dopo il rogo.
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Vittorio Silvestrini |
E' indubbio che dopo i giorni del dolore e della rabbia sarà necessario fare una riflessione accurata; innanzitutto sulla guerra in atto, perché il rogo di lunedì notte è un
atto di guerra e abbiamo il diritto, da rivendicare fino in fondo, di decifrare il volto del nemico, che ha fiutato la debolezza, come una bestia fiuta il sangue. E poi schierarsi, prendere posizione essendo ormai una questione di vita o di morte per la nostra città; con la consapevolezza che questa guerra non si può affrontare disuniti e devastati da feroci competizioni interne incubate in un mondo malato dove l’ idea della
cooperazione tra piccoli non esiste più.
E dunque, per ritornare al futuro, c'è da ragionare sull'humus sociale vitale e prezioso dal quale è nata e si è sviluppata l’ idea della Città della Scienza: un mixing di
rigore scientifico, competenza, passione sociale e impegno di professori universitari, studenti, professionisti, operai e semplici tecnici, che hanno saputo orientare partiti, sindacati, istituzioni. In un quartiere come Bagnoli con la sua storia di solidarietà, le sue ciminiere e i suoi mattoni rossi, con i suoi operai e le loro lotte; Bagnoli con il suo mare.
Che poi è si è rivelato essere in generale, il piccolo grande segreto per costruire il nuovo nella nostra città, con il coinvolgimento pieno di chi partecipa all'avventura dell’innovazione e finisce per convincere e fidelizzare i cittadini che usufruiscono dei servizi innovati.
Insomma per vincere quella guerra e riproporre l’idea del ‘
Futuro remoto’ della nostra città, non basteranno i soldi per riedificare i capannoni; bisognerà ricostruire quell'humus, quell'entusiasmo e quei vincoli. E questo e’ molto più difficile. Ma dobbiamo provarci.
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