Favorire il turn over nella pubblica amministrazione, introdurre competenze manageriali nelle posizioni di vertice degli enti pubblici, immaginare - sul modello danese - una dirigenza pubblica prevalentemente a termine (questa la provocazione lanciata da Francesco Girardi), a garanzia di un effettiva capacità delle amministrazioni di attuare le riforme, soprattutto in tema di contenimento, ma anche di buon uso della spesa pubblica e per un'efficace azione anticorruzione volta ad accrescere la fiducia degli investitori nel sistema Italia.
Queste sono state alcune delle ricette proposte nel Convegno "Oltre la crisi: re-dirigere la P.A." che si è tenuto i. 23 maggio 2013, a Napoli presso la Città della Scienza. Il tema dell’incontro puntava ad analizzare il ruolo della dirigenza pubblica in questa fase di crisi economica.
L'iniziativa è stata promossa da M(p)3 Manager Privati per il Pubblico, un network che tiene insieme professionisti che, provenendo dal settore privato e delle professioni, in Campania ed in altre Regioni d'Italia, hanno maturato significative esperienze di management nelle organizzazioni pubbliche.
Savia Domenica Coppola |
«Oggi più che mai la dirigenza della P.A, evoca l’idea delle consulenze fantasma, degli stipendi d’oro, degli sprechi – spiega Savia Coppola, Presidente di M(p)3 –. Noi ci proponiamo di partecipare al dibattito in corso sulla riforma della pubblica amministrazione, portando un punto di vista nuovo e diverso, quello di persone che avendo esperienza professionale sia del settore pubblico che di quello privato, hanno competenze di sintesi tra i due mondi direi uniche e ci candidiamo al ruolo di facilitatori nel dialogo tra P.A. e stakeholder territoriali nel processo di Public Governance».
Pasquale Granata |
Dopo aver evidenziato che l'età media dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni è superiore ai 50 anni, il direttore Anci Campania, Pasquale Granata ha sottolineato l’urgenza di un ricambio generazionale negli uffici pubblici e di un miglioramento della cd. capacità istituzionale al fine non solo di contenere effettivamente la spesa, ma anche, come nel caso dei Fondi Europei destinati alle Regioni, a spendere i fondi stessi in un'ottica di rilancio dell'economia anziché tenerli nel cassetto e rischiare di farseli togliere, come è accaduto di recente.
Marco Esposito, professore ordinario dell'Università di Napoli Parthenope, ha evidenziato come la «separazione tra politica e amministrazione sia di tipo funzionale, ma è indubbio che sia fisiologica la continuità di tipo strutturale».
Antonio Bassolino, Presidente della Fondazione SUDD, ha messo in risalto che «in mancanza di un sistema coerente, vi sono differenze che complicano il funzionamento della PA.».
Antonio Bassolino |
«Tra queste – ragiona l’ex Presidente Regione Campania- vi è la diversità di sistemi elettorali: oggi abbiamo sotto gli occhi il paradosso di un Parlamento che ha un sistema opposto a quello dei comuni. Il sindaco e i consiglieri sono eletti direttamente dai cittadini, mentre in parlamento gli eletti sono scelti dall’alto. Occorre creare armonie amministrative invece di far persistere diversità».
«In Italia purtroppo - aggiunge Bassolino – non vige il principio della continuità amministrativa, quindi ad ogni cambio di amministrazione si mettono in discussione le opere pubbliche decise dalle gestioni precedenti. Questo non si vede in altri Paesi d'Europa, ad esempio in Gran Bretagna». E sono i dirigenti che possono costituire il filo rosso della continuità.
Ugo Marani |
Contro il filo spezzato tra pubblica amministrazione e politiche economiche punta il dito Ugo Marani, professore ordinario dell'Università di Napoli Federico II e Presidente di RESeT Ricerca. Marani ricorda come l’ex ministro Patroni Griffi esultasse per il taglio indiscriminato di 154 mila dipendenti nella P.A.
«Le politiche economiche oggi seguono un solo comandamento: non spendere nulla – denuncia Marani – e le scelte delle odierne amministrazioni non sono dettate dalle leggi dello spoil system, bensì da un paradossale arretramento system. L’importante è non spendere e stupisce che non si comprenda l’urgenza di reclutare nuove figure di vertice nella P.A.». Magari selezionate utilizzando criteri innovativi più orientati alle competenze manageriali.
Numerosi, infine, gli spunti dal pubblico. Tra gli altri Valerio De Martino, membro del direttivo di CIDA, che contiene Federmanager ed altre sigle rappresentative del mondo mangeriale e Antonio Saturnino, ex Dirigente del FORMEZ. Con ogni evidenza il tema è caldo. Il dibattito continuerà.
La distinzione dei ruoli di Politica e Amministrazione si è rilevata solo formale; troppi sono gli atti di gestione - nomine, incarichi, incentivi,mobilità -sottratti dalla Politica alla Dirigenza gestionale.Concordo con Marco Esposito nell'auspicare una distinzione non solo a livello di funzioni ma anche a livello di "strutture"; bisogna allontanare fisicamente dall'Organo politico la parte di Amministrazione cui è delegata la gestione.
RispondiEliminabella riflessione di A.Bassolino su Dirigenza pubblica e sistemi elettorali.Questa sfasatura è una delle mine vaganti poste sul cammino della Riforma.con parole semplici, è credibile che in epoca di bipolarismo e di elezione diretta degli organi di Governo questi siano indifferenti alla scelta dei Dirigenti e si allontanino dalla Gestione che è il loro pane quotidiano?
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