Ripubblichiamo un intervento di Giuliano Amato comparso sul Sole 24 ore del 1° settembre 2013. |
Qualcosa sta finalmente cambiando nell'azione di riforma della nostra amministrazione, un'azione che è la vera, grande incompiuta italiana degli ultimi anni.
A riformare l'amministrazione ci stiamo lavorando infatti da decenni. Eppure ancora oggi, quando si enunciano le ragioni per le quali l'Italia è da tempo il paese dell'Eurozona con la produttività totale più bassa, con attrazione degli investimenti altrettanto bassa, con risorse pubbliche che, per quanto tagliate, continuano a finire in residui perché non si riesce a spenderle, in testa alla lista ci sono sempre la lentezza, l'inefficienza e il labirintico incrociarsi delle sue sedi pubbliche. Che errori abbiamo fatto in tanti anni di riforme? E che cosa non abbiamo fatto che invece servirebbe?
Intanto diverse riforme si sono fatte leggere in Gazzetta Ufficiale, hanno compiuto qualche piccolo passo attuativo, ma poi si sono perse per la strada. «Il Sole 24 Ore» è stato un fustigatore attento delle riforme esistite soltanto come leggi e non come concreti processi di trasformazione, capaci di non farsi fagocitare dalle resistenze che incontrano. Gli esempi si sprecano, ma basti pensare allo sportello unico, che doveva unificare i diversi procedimenti autorizzatori a cui erano assoggettate la maggior parte delle iniziative economiche. Lo sportello è diventato in effetti unico, ma dietro tutto è rimasto come prima e le domande hanno dovuto attraversare lo stesso labirinto.
Davanti a queste difficoltà ha preso piede la semplificazione, intesa come taglio di passaggi procedurali o addirittura come taglio di leggi intere. Non so francamente valutare i benefici che sono venuti dalla scomparsa di leggi molto spesso disapplicate da anni e delle quali quindi nessuno avvertiva il peso. Mentre sono chiari i benefici, ma anche i limiti, dei tagli delle procedure.